Nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto l'onore ed il piacere di entrare in contatto diretto con tutti gli autori italiani di fumetti che collaborano con la Marvel, oltre che con disegnatori stranieri di primo piano nel panorama internazionale. E ci siamo resi conto molto presto di una curiosa regola: più sono grandi, più si dimostrano gentili e disponibili. Basandoci su questo assunto, possiamo dire che Leo Ortolani non è grande, ma grandissimo. Ortolani, infatti, non solo è uno dei più importanti autori italiani di fumetti, ma è anche uno dei più impegnati. Cura praticamente da solo il bimestrale di "Rat-Man", che esce regolarmente in edicola dal 1997, senza mai aver perso un colpo. Ma trova puntualmente anche il tempo per creare ulteriori parodie e tanti altri progetti paralleli, che spaziano dal fumetto all'animazione, passando per il merchandising ed i "prodotti correlati". Pur se impegnato a realizzare questa mole di materiale, che getterebbe nello sconforto qualsiasi altro creatore, quando gli abbiamo chiesto se avrebbe potuto concederci un'intervista, non ha esitato un istante a confermarci la sua disponibilità e nel giro di poche ore ci ha addirittura fatto avere le risposte ai nostri tanti quesiti.
Il risultato di questa "chiacchierata virtuale" lo trovate di seguito e siamo certi che, siate o meno suoi lettori accaniti, lo troverete molto divertente e interessante. Lo spunto da cui parte l'intervista è l'edizione variant di "Capitan America" # 6 con copertina disegnata da Ortolani, di cui vi avevamo già parlato, ma che oggi mostriamo in anteprima nella sua versione finale impaginata, insieme ad un "work in progress" delle sua varie fasi di lavorazione. L'albo sarà venduto innanzitutto allo stand Panini Comics di "Lucca Comics", dove troverete anche Ortolani, pronto ad autografare il fumetto ed a scambiare quattro chiacchiere, con la simpatia che lo contraddistingue e che crediamo trasudi anche dalla nostra intervista.
Che riusciate o meno a partecipare alla manifestazione toscana e ad accaparrarvi una copia dell'albo variant, che si sicuramente andrà a ruba, comunque, vi consigliamo caldamente di fare un salto tutti i giorni su "Come non detto", il blog ufficiale di Leo Ortolani, "che ci teneva tanto, bisogna capirlo": "ha sempre desiderato aprire un blog. Finalmente l'ha aperto, ma dentro era vuoto", dunque ci pensa lui a riempirlo regolarmente di informazioni, disegni, curiosità, spassose recensioni di film e tanto altro divertentissimo materiale. Ma adesso bando alla chiacchiere: flettiamo i muscoli (insieme all'autore) e siamo nel Marvel Universe...
Iniziamo dalla fine: il pretesto per chiederti di concederci
questa intervista è la pubblicazione ormai prossima del numero 6 di“Capitan America” in versione variant con copertina da te disegnata. Puoi spiegarci quale è stato il processo creativo che ti
ha portato a realizzare questa immagine? Stai per caso leggendo
l'attuale ciclo narrativo di Cap ed hai in qualche modo preso spunto
dall'interpretazione grafica di John Romita Jr?
Assolutamente sì. Mi piace molto lo stile di J. Romita Jr e i
suoi mostri sembrano fatti apposta per essere ridisegnati. Una volta
che hai capito come Romita Jr fa scorrere la matita, per tracciare le
loro sagome, è una specie di luna park. E poi ci ho messo in mezzo
Cap.
A livello tecnico, come procedi abitualmente dal momento in cui
immagini un'illustrazione o una tavola sino ad arrivare alla versione
definitiva? Dedichi molto tempo agli “studi preliminari” o ti
affidi maggiormente all'istinto?
Nel caso di una copertina di questo tipo, cioè una copertina
difficile, per me, che non sono abituato a fare copertine di Capitani
Americani, ho provato a realizzare una serie di bozze preparatorie,
fallendo miseramente ogni volta. Perché un conto è fare Rat-Man, un
conto è fare un personaggio con tutti i suoi pezzi al posto giusto.
Mi sono partiti fogli su fogli e una giornata di prove, di posture,
di tentativi di dinamicità e kirbyanesimo. Ho da parte la matita di
questo Cap molto kirbyano, ma chissà come mai, a lui
funzionavano, queste pose, a me manco per idea.
L’istinto va ovviamente nel tracciare le prima linee. Se
funzionano, il disegno si sviluppa da solo, se falliscono anche
quelle, non c’è niente da fare.
Va anche detto che spesso funziona il bozzetto schizzato in tutta
fretta, ma quando provi a riportarlo in grande, altro fallimento.
Odio queste copertine. Le amo, ma le odio. Odi et amo.
I tuoi lavori vengono innanzitutto stampati in bianco e nero, ma
non è affatto rara la loro successiva riedizione a colori. Quando
crei le tue tavole, pensi mai ad adattare il tuo tratto perché le
storie risultino godibili in entrambe le versioni?
Mai. Per me Rat-Man è in bianco e nero. Il colore deve
guadagnarsi il suo posto, lottando con un’impostazione totalmente
ostile a esso. In questo, mio fratello Lorenzo (colorista principale
della riedizione a colori di Rat-Man) ha una capacità di trasformare
le tavole a colori che mi sorprende sempre.
Sempre restando in tema di colore, ci puoi dire in che modo si
sviluppa la collaborazione con tuo fratello Larry alla colorazione
dei tuoi disegni? Gli fornisci indicazioni e tracce da seguire oppure
lasci libero sfogo alla sua fantasia ed ai suoi “pennelli
digitali”?
Con Lorenzo abbiamo iniziato anni e anni fa, litigando
furiosamente sul "Calendalbo", il calendario che vedeva 12 immagini
della Gatta alla maniera di certi calendari che vedi appesi nei
garage o dal barbiere, quello di una volta. Era il 2001 e fece un
lavoro straordinario. Da lì, si guadagnò anche il posto di
copertinista. Di solito, per le copertine accenno a Lorenzo alcune
cose, gli mando immagini di riferimento, più che altro per
indirizzarlo verso un tipo di risultato che mi piacerebbe ottenere.
Dopo di che, ormai da anni, lo lascio fare. E ogni volta, quello che
mi arriva per posta elettronica, per approvazione, mi lascia
sbalordito.
La variant di Captain America non è la prima volta in cui ti
cimenti professionalmente sugli eroi della Marvel. Gli incontri fra
Rat-Man e l'Uomo Ragno, Wolverine, il Punitore, Destino ed Elektra
(raccolti sull'ormai introvabile “Rat-Man contro i supereroi”)
sono indimenticabili per tutti i tuoi fan. Puoi raccontarci qualche
aneddoto legato alla genesi di quelle storie e, a distanza di anni,
che ricordo ne hai?
Con Spider-Man (che ormai Uomo Ragno non si può più chiamare,
sennò la Sony si altera, che non gli vai a vedere il film) ho questo
ricordo di me in ufficio da Marco Lupoi, che si legge in anteprima la
storia "Legami di sangue", il team up tra Spider-Man e Rat-Man, da
pubblicare sul primo numero di "Rat-Man" targato Marvel Italia (adesso
Panini Comics). E Marco ride. Che per me era stata una reazione
inaspettata, tipo “la Garbo ride!”, visto che allora, di Marco,
avevo un’idea di persona sempre un po’ seria, presa da mille
questioni editoriali da risolvere.
Sappiamo che sei stato (a proposito... sei ancora?) un grande fan
dei comics Marvel. Avendo la possibilità di scrivere e disegnare una
storia per la “Casa delle Idee”, a quale personaggio vorresti
dedicarla? E su quale “distanza” pensi che ti sentiresti più a
tuo agio: una graphic novel, una miniserie o addirittura una serie
regolare?
Sono ancora un grande fan dei supereroi MARVEL grazie anche ai
grandissimi autori (o almeno che a me piacciono) in forza alla Casa
delle Idee, vedi Bendis, Brubaker, Fraction e tanti altri.
In particolare adoro le miniserie di sei numeri. La possibilità
di sviluppare una storia nel giro di poco. Una serie sarebbe un
impegno che non vorrei, avendo già da pensare ai miei personaggi, ma
una mini di sei, sì, mi piacerebbe.
Ma sarei contento anche solo se potessi rimettere mano e
pubblicare la mia “Last FF story”, una storia in 4 parti
realizzata per passione nei confronti dei personaggi di Kirby e che
venne pubblicata sulla fanzine "Made in USA" nei primi anni '90.
Nella tua carriera, iniziata ormai più di 25 anni fa, hai
attraversato tutte le “fasi” della professione: presentazione su
fanzine, autoproduzione, concorsi per esordienti e via dicendo, sino
a pubblicare (anche all'estero) per importanti case editrici, il
tutto condito dalla collaborazione con tanti importanti autori e ad
una miriade di premi vinti. Dall'alto della tua esperienza, che
consigli ti sentiresti da dare agli autori più giovani ed ancora in
cerca del loro posto nel mondo del fumetto?
Nessun consiglio. Ognuno traccia strade personalissime, in questo
mondo del fumetto, e nella mia , se mi volto, c’è già ricresciuta
l’erba, quindi non sarebbe nemmeno più praticabile.
Rischierei di metterli fuori strada o di fargliela perdere. Anzi,
ti dirò di più, sono io, che osservo con attenzione quello che
fanno i nuovi autori, per capire se sto andando nella direzione
giusta.
Per concludere, ci risparmiamo il finale “di rito” legato alla
chiusura di “Rat-Man” (per quei tre o quattro che vivessero su
Marte: no, non chiuderà col numero 100!), ma non resistiamo a porti una
“domanda multipla” che ci incuriosisce parecchio, legata al tuo
rapporto col pubblico. Nel corso degli anni ti abbiamo visto
impegnato in interminabili sedute di dediche e sei sempre stato
gentile, sorridente ed amichevole con tutti... anche con i fan più
“aggressivi” e strampalati. Indipendentemente dal fatto che devi
a loro il tuo successo, non sei mai “stanco” di tutto questo
affetto, alle volte un po' invasivo? Ti è mai capitato di essere
approcciato da qualche lettore anche al di fuori delle fiere e c'è
qualcuno che è riuscito a stupirti con richieste particolarmente
strane?
Il fatto è che se io sto rispondendo a questa intervista e sono
arrivato a fare il numero 100 di Rat-Man (di cui tra parentesi, oggi
13 ottobre 2013, ho chiuso la sceneggiatura), lo devo ai lettori.
Rat-Man come personaggio se li è conquistati, è vero, ma al di
là di questo, non posso che ringraziare tutti i miei lettori per il
loro supporto costante e appassionato. Nel bene e nel male,
intendiamoci. Che quando c’è stato da bacchettarmi, non ci hanno
mai pensato due volte.
Ma dal momento che a me interessa più fare delle belle storie,
che ricevere dei complimenti, una volta mi sono iscritto a un forum
dove mi stavano fustigando, per andare a chiedere cosa avessi
sbagliato, secondo loro, in quella determinata storia. E devo dire
che in parte avevano pure ragione.
A me piace stare a parlare con i lettori. Lo farei continuamente,
e questo mi fa temere che stia diventando come quegli anziani che ti
attaccano dei bottoni tremendi, fino a che l’astinenza da Lexotan
non li spinge verso la farmacia, liberandoti.
Ma forse dipende solo dal fatto che sono sempre solo, nel mio
studio, in qualche modo devo sfogarmi.
A volte ho vissuto momenti surreali, incontrando dei lettori, per
strada, che mi riconoscono.
Sempre gentilissimi, ma visibilmente emozionati.
Una volta, uno non è sceso a Milano Lambrate perché mi ha
riconosciuto in treno e voleva farmi una foto.
Ma c’è da dire che l’affetto è ricambiato.
Una volta, anni fa, mentre tornavo a casa, di notte, dallo studio,
ho visto un’auto parcheggiata con degli albi di Rat-Man
all’interno. Gli ho lasciato sotto il tergicristalli un biglietto
con un piccolo disegno e la scritta “grazie, per leggere Rat-Man”.
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