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mercoledì 16 ottobre 2013

Intervista a Leo Ortolani


Nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto l'onore ed il piacere di entrare in contatto diretto con tutti gli autori italiani di fumetti che collaborano con la Marvel, oltre che con disegnatori stranieri di primo piano nel panorama internazionale. E ci siamo resi conto molto presto di una curiosa regola: più sono grandi, più si dimostrano gentili e disponibili. Basandoci su questo assunto, possiamo dire che Leo Ortolani non è grande, ma grandissimo. Ortolani, infatti, non solo è uno dei più importanti autori italiani di fumetti, ma è anche uno dei più impegnati. Cura praticamente da solo il bimestrale di "Rat-Man", che esce regolarmente in edicola dal 1997, senza mai aver perso un colpo. Ma trova puntualmente anche il tempo per creare ulteriori parodie e tanti altri progetti paralleli, che spaziano dal fumetto all'animazione, passando per il merchandising ed i "prodotti correlati". Pur se impegnato a realizzare questa mole di materiale, che getterebbe nello sconforto qualsiasi altro creatore, quando gli abbiamo chiesto se avrebbe potuto concederci un'intervista, non ha esitato un istante a confermarci la sua disponibilità e nel giro di poche ore ci ha addirittura fatto avere le risposte ai nostri tanti quesiti.

Il risultato di questa "chiacchierata virtuale" lo trovate di seguito e siamo certi che, siate o meno suoi lettori accaniti, lo troverete molto divertente e interessante. Lo spunto da cui parte l'intervista è l'edizione variant di "Capitan America" # 6 con copertina disegnata da Ortolani, di cui vi avevamo già parlato, ma che oggi mostriamo in anteprima nella sua versione finale impaginata, insieme ad un "work in progress" delle sua varie fasi di lavorazione. L'albo sarà venduto innanzitutto allo stand Panini Comics di "Lucca Comics", dove troverete anche Ortolani, pronto ad autografare il fumetto ed a scambiare quattro chiacchiere, con la simpatia che lo contraddistingue e che crediamo trasudi anche dalla nostra intervista.

Che riusciate o meno a partecipare alla manifestazione toscana e ad accaparrarvi una copia dell'albo variant, che si sicuramente andrà a ruba, comunque, vi consigliamo caldamente di fare un salto tutti i giorni su "Come non detto", il blog ufficiale di Leo Ortolani, "che ci teneva tanto, bisogna capirlo": "ha sempre desiderato aprire un blog. Finalmente l'ha aperto, ma dentro era vuoto", dunque ci pensa lui a riempirlo regolarmente di informazioni, disegni, curiosità, spassose recensioni di film e tanto altro divertentissimo materiale. Ma adesso bando alla chiacchiere: flettiamo i muscoli (insieme all'autore) e siamo nel Marvel Universe...

Iniziamo dalla fine: il pretesto per chiederti di concederci questa intervista è la pubblicazione ormai prossima del numero 6 di“Capitan America” in versione variant con copertina da te disegnata. Puoi spiegarci quale è stato il processo creativo che ti ha portato a realizzare questa immagine? Stai per caso leggendo l'attuale ciclo narrativo di Cap ed hai in qualche modo preso spunto dall'interpretazione grafica di John Romita Jr?

Assolutamente sì. Mi piace molto lo stile di J. Romita Jr e i suoi mostri sembrano fatti apposta per essere ridisegnati. Una volta che hai capito come Romita Jr fa scorrere la matita, per tracciare le loro sagome, è una specie di luna park. E poi ci ho messo in mezzo Cap.

A livello tecnico, come procedi abitualmente dal momento in cui immagini un'illustrazione o una tavola sino ad arrivare alla versione definitiva? Dedichi molto tempo agli “studi preliminari” o ti affidi maggiormente all'istinto?

Nel caso di una copertina di questo tipo, cioè una copertina difficile, per me, che non sono abituato a fare copertine di Capitani Americani, ho provato a realizzare una serie di bozze preparatorie, fallendo miseramente ogni volta. Perché un conto è fare Rat-Man, un conto è fare un personaggio con tutti i suoi pezzi al posto giusto. Mi sono partiti fogli su fogli e una giornata di prove, di posture, di tentativi di dinamicità e kirbyanesimo. Ho da parte la matita di questo Cap molto kirbyano, ma chissà come mai, a lui funzionavano, queste pose, a me manco per idea.
L’istinto va ovviamente nel tracciare le prima linee. Se funzionano, il disegno si sviluppa da solo, se falliscono anche quelle, non c’è niente da fare.
Va anche detto che spesso funziona il bozzetto schizzato in tutta fretta, ma quando provi a riportarlo in grande, altro fallimento. Odio queste copertine. Le amo, ma le odio. Odi et amo.

I tuoi lavori vengono innanzitutto stampati in bianco e nero, ma non è affatto rara la loro successiva riedizione a colori. Quando crei le tue tavole, pensi mai ad adattare il tuo tratto perché le storie risultino godibili in entrambe le versioni?

Mai. Per me Rat-Man è in bianco e nero. Il colore deve guadagnarsi il suo posto, lottando con un’impostazione totalmente ostile a esso. In questo, mio fratello Lorenzo (colorista principale della riedizione a colori di Rat-Man) ha una capacità di trasformare le tavole a colori che mi sorprende sempre.

Sempre restando in tema di colore, ci puoi dire in che modo si sviluppa la collaborazione con tuo fratello Larry alla colorazione dei tuoi disegni? Gli fornisci indicazioni e tracce da seguire oppure lasci libero sfogo alla sua fantasia ed ai suoi “pennelli digitali”?

Con Lorenzo abbiamo iniziato anni e anni fa, litigando furiosamente sul "Calendalbo", il calendario che vedeva 12 immagini della Gatta alla maniera di certi calendari che vedi appesi nei garage o dal barbiere, quello di una volta. Era il 2001 e fece un lavoro straordinario. Da lì, si guadagnò anche il posto di copertinista. Di solito, per le copertine accenno a Lorenzo alcune cose, gli mando immagini di riferimento, più che altro per indirizzarlo verso un tipo di risultato che mi piacerebbe ottenere. Dopo di che, ormai da anni, lo lascio fare. E ogni volta, quello che mi arriva per posta elettronica, per approvazione, mi lascia sbalordito.

La variant di Captain America non è la prima volta in cui ti cimenti professionalmente sugli eroi della Marvel. Gli incontri fra Rat-Man e l'Uomo Ragno, Wolverine, il Punitore, Destino ed Elektra (raccolti sull'ormai introvabile “Rat-Man contro i supereroi”) sono indimenticabili per tutti i tuoi fan. Puoi raccontarci qualche aneddoto legato alla genesi di quelle storie e, a distanza di anni, che ricordo ne hai?

Con Spider-Man (che ormai Uomo Ragno non si può più chiamare, sennò la Sony si altera, che non gli vai a vedere il film) ho questo ricordo di me in ufficio da Marco Lupoi, che si legge in anteprima la storia "Legami di sangue", il team up tra Spider-Man e Rat-Man, da pubblicare sul primo numero di "Rat-Man" targato Marvel Italia (adesso Panini Comics). E Marco ride. Che per me era stata una reazione inaspettata, tipo “la Garbo ride!”, visto che allora, di Marco, avevo un’idea di persona sempre un po’ seria, presa da mille questioni editoriali da risolvere.

Sappiamo che sei stato (a proposito... sei ancora?) un grande fan dei comics Marvel. Avendo la possibilità di scrivere e disegnare una storia per la “Casa delle Idee”, a quale personaggio vorresti dedicarla? E su quale “distanza” pensi che ti sentiresti più a tuo agio: una graphic novel, una miniserie o addirittura una serie regolare?

Sono ancora un grande fan dei supereroi MARVEL grazie anche ai grandissimi autori (o almeno che a me piacciono) in forza alla Casa delle Idee, vedi Bendis, Brubaker, Fraction e tanti altri.
In particolare adoro le miniserie di sei numeri. La possibilità di sviluppare una storia nel giro di poco. Una serie sarebbe un impegno che non vorrei, avendo già da pensare ai miei personaggi, ma una mini di sei, sì, mi piacerebbe.
Ma sarei contento anche solo se potessi rimettere mano e pubblicare la mia “Last FF story”, una storia in 4 parti realizzata per passione nei confronti dei personaggi di Kirby e che venne pubblicata sulla fanzine "Made in USA" nei primi anni '90.

Nella tua carriera, iniziata ormai più di 25 anni fa, hai attraversato tutte le “fasi” della professione: presentazione su fanzine, autoproduzione, concorsi per esordienti e via dicendo, sino a pubblicare (anche all'estero) per importanti case editrici, il tutto condito dalla collaborazione con tanti importanti autori e ad una miriade di premi vinti. Dall'alto della tua esperienza, che consigli ti sentiresti da dare agli autori più giovani ed ancora in cerca del loro posto nel mondo del fumetto?

Nessun consiglio. Ognuno traccia strade personalissime, in questo mondo del fumetto, e nella mia , se mi volto, c’è già ricresciuta l’erba, quindi non sarebbe nemmeno più praticabile.
Rischierei di metterli fuori strada o di fargliela perdere. Anzi, ti dirò di più, sono io, che osservo con attenzione quello che fanno i nuovi autori, per capire se sto andando nella direzione giusta.

Per concludere, ci risparmiamo il finale “di rito” legato alla chiusura di “Rat-Man” (per quei tre o quattro che vivessero su Marte: no, non chiuderà col numero 100!), ma non resistiamo a porti una “domanda multipla” che ci incuriosisce parecchio, legata al tuo rapporto col pubblico. Nel corso degli anni ti abbiamo visto impegnato in interminabili sedute di dediche e sei sempre stato gentile, sorridente ed amichevole con tutti... anche con i fan più “aggressivi” e strampalati. Indipendentemente dal fatto che devi a loro il tuo successo, non sei mai “stanco” di tutto questo affetto, alle volte un po' invasivo? Ti è mai capitato di essere approcciato da qualche lettore anche al di fuori delle fiere e c'è qualcuno che è riuscito a stupirti con richieste particolarmente strane?

Il fatto è che se io sto rispondendo a questa intervista e sono arrivato a fare il numero 100 di Rat-Man (di cui tra parentesi, oggi 13 ottobre 2013, ho chiuso la sceneggiatura), lo devo ai lettori.
Rat-Man come personaggio se li è conquistati, è vero, ma al di là di questo, non posso che ringraziare tutti i miei lettori per il loro supporto costante e appassionato. Nel bene e nel male, intendiamoci. Che quando c’è stato da bacchettarmi, non ci hanno mai pensato due volte.
Ma dal momento che a me interessa più fare delle belle storie, che ricevere dei complimenti, una volta mi sono iscritto a un forum dove mi stavano fustigando, per andare a chiedere cosa avessi sbagliato, secondo loro, in quella determinata storia. E devo dire che in parte avevano pure ragione.
A me piace stare a parlare con i lettori. Lo farei continuamente, e questo mi fa temere che stia diventando come quegli anziani che ti attaccano dei bottoni tremendi, fino a che l’astinenza da Lexotan non li spinge verso la farmacia, liberandoti.
Ma forse dipende solo dal fatto che sono sempre solo, nel mio studio, in qualche modo devo sfogarmi.
A volte ho vissuto momenti surreali, incontrando dei lettori, per strada, che mi riconoscono.
Sempre gentilissimi, ma visibilmente emozionati.
Una volta, uno non è sceso a Milano Lambrate perché mi ha riconosciuto in treno e voleva farmi una foto.
Ma c’è da dire che l’affetto è ricambiato.
Una volta, anni fa, mentre tornavo a casa, di notte, dallo studio, ho visto un’auto parcheggiata con degli albi di Rat-Man all’interno. Gli ho lasciato sotto il tergicristalli un biglietto con un piccolo disegno e la scritta “grazie, per leggere Rat-Man”.

 

 

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